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DA BOGOTÀ A SINALOA? 13 ANNI

  • Immagine del redattore: Concentrica
    Concentrica
  • 26 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Come si può rinnovare un pezzo che viene considerato come un inno del rap italiano? Come si può prendere un beat storico come quello di Don Joe e poter, anche solo sognare, di riuscire a comporre nuovamente una hit?



Semplice, ce lo spiega Ernia con la “Puro Sinaloa” fiancheggiato da Rkomy, Lazza e Tedua.


Sono passati ben tredici anni da quando Don Joe e i Dogo crearono una canzone come quella di “Puro Bogotà” che ancora risuona nelle orecchie di chi, come me, di rap ne ha sempre mangiato. 

Però non siamo qui oggi per ricordare i Club Dogo o altro; al contrario vi voglio parlare del nuovo traguardo che quattro artisti della nuova scena italiana hanno deciso di raggiungere a mani basse.


Puro Sinaloa è un singolo (a mio parere validissimo) estratto dal nuovissimo album di Ernia: Gemelli. 

Purtroppo non mi soffermerò a parlare dell’album in sé perchè ad un primo ascolto non mi ha fatto impazzire anche se devo ammettere che qualsiasi prodotto partorito da un rapper come Ernia ha bisogno più ascolti.


Un po’ come quel libro che compri perchè la copertina ti attrae.

Lo leggi, non ti piace subito ma poi diventerà il tuo libro preferito una volta terminato.

Alla fine mi rapirà come sempre, Ernia ha il potere di far addolcire i cuori anche ai più duri e dare una spallata anche ai più moralisti.


Ma torniamo a noi.


Puro Sinaloa è lo schiaffo a mano aperta più rumoroso che i quattro giovani artisti possano dare a chi, facendo l’estremista,  si permette di dire che TUTTA la nuova generazione è venduta o che pensa solo a “flexare” senza poi metterci veramente del carattere. 

Si, ci sono soggetti che vengono considerati artisti ma che in realtà valgono cinque euro e due canne, ma ci sono anche ragazzi che qualcosa da dire ce l’hanno e che soprattutto hanno le palle di assumersi il rischio di reinterpretare singoli del passato considerati come “intoccabili”.


Una fusione di versi e flow, tra stile e punchline, tra una generazione e l’altra, una battaglia combattuta e vinta da quattro giovani artisti che hanno scelto di portare sulle loro spalle, onorati, un solo nome: Club Dogo. 


Pensatela come volete, ma ricordatevi che tanti rapper considerati da voi artisti o che venerate, non si sognano neanche lontanamente di fare un tentativo come questo.


Probabilmente non conosceranno nemmeno Puro Bogotà.



"Ricordo ma’ che piangeva,

mi hanno bocciato di nuovo,

Oggi che quelli che ascoltavo fra’,

si ascoltano me,

Sorridi a ventiquattro denti e la mia faccia sul Duomo,

E yes, yes, yo, forse mi batti a I.S.S. Pro,

Non so chiedere per favore ne permesso,

E so che oggi, fra’, per prendere il mio,

Ho fatto contento il diavolo e fatto offendere Dio.."




Una citazione speciale va a Lazza che con questa strofa ha chiuso in bellezza lo stilosissimo dialogo tra i quattro. All’artista il pathos non manca e tanto meno la voglia di rivalsa, i denti affilati e la sfacciataggine nel dire: “ho fatto delle cazzate ma ora spacco tutto”.


Chiudo dicendo che nel panorama italiano servirebbero più Ernia e meno tatuaggi in faccia. Un mega applauso a lui e a tutti i suoi compagni che danno forza ad una scena ormai sempre più grande ma sempre meno compatta.


Michael Cardinali.





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