PIADINA NAZIONALE
- Concentrica
- 12 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Il pane dei Romagnoli con la “R” maiuscola.
Un piatto che è l’analogia di Romagna, il cui gusto parla di casa, di territorio e rimanda alla nostra vicina Riviera. Sa di amici, convivialità, condivisione e di una goduriosa e quasi libidinosa bontà.
Stiamo parlando della Piadina romagnola, la Regina fra la scacchiera dei piatti tipici regionali. Se servita bianca o farcita con condimenti salati o dolci, è inevitabile fare Scacco Matto!
Insomma un ottimo inizio per la nostra sotto-rubrica culinaria.
Il progenitore della Piadina ha origine nell’antica Roma: si ha notizia già dal 100 a.C. di piade azzime (non lievitate) che venivano cotte sotto la cenere o nel forno e di solito si mangiavano subito dopo la cottura o al massimo dopo poche ore, dato che tendevano ad indurirsi.
Si preferivano rispetto a tutti gli altri tipi di pane perché venivano mangiate con del companatico tra cui formaggi e carni essiccate.
Proprio per questo motivo Catone, politico, generale e scrittore romano, in una sua opera ha espresso la sua contrarietà rispetto la diffusione di questo alimento fra il popolo di Roma. Infatti, secondo lui, avrebbe reso golosi, molli e inclini al vizio i suoi connazionali.
Il primo documento storico che parla della “piada” risale all’anno 1371: si tratta dell’opera del Cardinale Anglico de Grimoard, intitolata ‘Descriptio Romandiolae’, considerata la più importante fonte medievale della Romagna che descrive territorio, feste e piatti tipici.
Egli riporta proprio la ricetta dell’epoca:” Si fa con la farina di grano intrisa d’acqua e condita con sale. Si può impastare con il latte e condire con un po’ di strutto”
Però è stato Giovanni Pascoli il primo a dare alla Piada il suo merito: infatti, nelle sue opere la definisce “pane di Enea” o “pane rude di Roma” attribuendole quindi un’origine epica e grandiosa. Il poeta italiano tendeva a legare l’origine di questo alimento alle ‘mense’ latine e, per di più, ritiene di ritrovarla nel settimo canto dell’Eneide di Virgilio.
Pascoli ha scritto anche un poemetto intitolato “ La Piada”, pubblicata su “Vita Internazionale”: in una nota della presentazione dell’opera si può notare con simpatia la frase che riporto citata “ Piada, pieda pida, pié, si chiama dai romagnoli la spianata di grano o di granoturco o mista, che è il cibo della povera gente; e si intride senza lievito; e si cuoce in una teglia di argilla, che se chiama testo, sopra il focolare, che si chiama arola…”.
Al giorno d’oggi è diventato uno dei piatti di ‘street food’ più amati facendo spopolare i chioschi caratteristici in cui di solito si compra. Si può gustare come pasto completo farcito con i più disparati ingredienti o come dolce, farcita di cioccolato e granelle di frutta secca per i più golosi.
Non vi resta che sperimentare e gustarle.
Eleonora Zanoni.

Graphic by Michael Cardinali
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