CONCENTRICA INTERVISTA: FACCHINI (Italian tools for agricolture)
- Concentrica
- 10 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Per questo articolo la redazione di Concentrica si è voluta concentrare sul settore produttivo principale del nostro territorio: l’agricoltura. Analizzeremo la storia del famoso zappettificio Facchini e del suo attuale titolare Davide Facchini raccontando anche di una storia recente di solidarietà e senso civico di cui è stato protagonista.
Quando nasce lo zappettificio Facchini?
L’azienda nasce nel 1968 grazie a mio padre,Giamprimo, dal quale l’azienda originaria traeva il nome.
Dopo un’esperienza nel settore, ha deciso di aprire un’officina di fabbri per la produzione di utensili agricoli che da subito si è contraddistinta per la qualità dei propri prodotti.
Così facendo, sono passati più di 50 anni dalla sua apertura!
E’ sempre stata un’azienda estesa come lo è attualmente?
Assolutamente no. Inizialmente era un locale molto piccolo che non aveva grandi risorse, una semplice officina. Solo successivamente, grazie al nostro impegno e al continuo aggiornamento tecnologico, siamo riusciti ad estendere anche all’estero la nostra produzione, passando da un impianto artigianale ad uno industriale, senza però rinunciare alla qualità.
Quindi avete sempre cercato di mantenere la vostra attività al passo coi tempi anche per quanto riguarda i vostri prodotti?
Certamente, non ci siamo mai fatti trovare impreparati tanto che dalla produzione di zappe da fresa siamo passati poi successivamente alla produzione specifica di coltelli da trincia.
Inoltre abbiamo sempre cercato di implementare l’uso di strumenti all’avanguardia e soprattutto, visto anche il problema dell’inquinamento, di utilizzare e ideare tecnologie che andassero a ridurre il nostro impatto ambientale.
Rispettate dunque l’ambiente in ogni modo?
E’ uno dei nostri grandi obiettivi! Oltre ad utilizzare impianti fotovoltaici che consentono di renderci pressoché autonomi avevamo addirittura ideato un modo per riutilizzare il calore del forno per produrre energia elettrica (progetto che purtroppo non è andato a buon fine per le lunghe trafile burocratiche).
Inoltre siccome utilizziamo delle quantità enormi di vernici stiamo lavorando per produrle a partire da materiali di scarto.
Infine vorrei aggiungere che ho costruito un autolavaggio qui vicino che rispetta l’ambiente in tutto e per tutto, ne esistono solo 3 in Europa così.
Veniamo all’ultima vicenda che ha mostrato anche il lato solidale di questa azienda e di chi la gestisce:
Avete riconvertito durante il lockdown la produzione per produrre mascherine è così?
Si proprio così, la nostra azienda è rimasta totalmente chiusa per 15 giorni e ho pensato, insieme ad altri volontari, di riconvertire per un periodo la nostra attività per cercare di dare un aiuto al nostro territorio in un periodo così difficile. Io ho ideato lo stampo mentre un mio caro amico proprietario di un ovattificio ha fornito la lana necessaria per la produzione del “tessuto non tessuto” per evitare irritazioni. E’ stato molto complicato anche perchè il materiale da modellare va scaldato e in quel periodo di chiusura non si trovavano i forni utilizzabili. Una grande fatica anche per tutti i volontari che ci hanno aiutato ma a livello personale è stata un’immensa soddisfazione sapere di aver aiutato numerose famiglie.
Queste mascherine venivano poi vendute?
Inizialmente erano gratuite e distribuite sia da noi direttamente in azienda sia in farmacie e negozi della zona poi successivamente abbiamo apposto un contributo volontario e il ricavato è stato devoluto in beneficenza interamente in vari settori: per aiutare un asilo, nella copertura di spese di modernizzazione, allo IOR (Istituto Oncologico Romagnolo) e per sanare alcune perdite avute da una sagra locale a seguito di un incidente.
Domanda di rito: avete subito gravi perdite o disagi a causa del Covid-19?
La nostra attività fortunatamente è rimasta chiusa solamente (si fa per dire) una quindicina di giorni ma la ripartenza è stata a scaglioni con grandi difficoltà per il ciclo produttivo che risultava totalmente sfasato e i nostri operai si sentivano molto disorientati. Attualmente sembra tornato tutto alla normalità ma le ingenti perdite che abbiamo avuto difficilmente potremmo recuperarle, ma ovviamente non ci si da mai per vinti, questa è la chiave del nostro successo.
Concludo con un pensiero personale:
L’intervista fatta a Davide Facchini è stata noi di Concentrica un’esperienza davvero istruttiva che ci ha insegnato molto sia sotto il punto di vista della gestione aziendale e di uno sguardo rivolto al futuro, sia sul piano della solidarietà:
non si è mai troppo impegnati o importanti per prendersi cura degli altri a proprio modo e nelle proprie possibilità.
Elia Vignoli.

Graphic by Michael Cardinali.
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