SENSAZIONI
- Concentrica
- 28 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Abituiamoci a sentire, a percepire oltre la superficie dei corpi, oltre le maschere dei volti.
Nel primo articolo di questa rubrica abbiamo affrontato il problema del dolore di noi ragazzi, causato da un’apparente perdita del nostro futuro.
Riprendendo ancora spunto dalle riflessioni di Galimberti, questa privazione può essere spiegata come un'insieme di tre elementi: la mancanza di uno scopo, mancanza della risposta ai ‘perchè’ e della svalutazione dei valori.
Ora, il fatto che i valori perdano di importanza non è sempre un aspetto negativo, anzi, non ci sarebbe un’evoluzione e nemmeno una crescita senza questo processo.
Basta far riferimento a società della storia come quella Romana, o come quella Medievale: esse si componevano di famiglie che facevano capo ad un “padre padrone” che poteva decidere della vita o della morte di moglie e figli.
Fortunatamente ci sono state rivoluzioni e cambiamenti e la nostra realtà è ben lontana da queste situazioni (anche se ancora con qualche eccezione).
Ma cosa succede quando manca lo scopo e la risposta ai ‘perché’?
Io la penso così:
accade, ormai, che fra noi ragazzi si viva più di notte che di giorno, e questo non ci deve sorprendere: la notte, con le sue ombre, i suoi veli e le sue luci soffuse nasconde la propria identità ma soprattutto i propri fallimenti, i propri passi falsi e le proprie insicurezze, aspetti che il giorno mette in luce, anzi probabilmente amplifica.
In secondo luogo, cosa si può fare di più per nascondere a sé stessi dispiaceri e ciò che di negativo abbiamo nell’animo? Conoscete un metodo di anestesia assolutamente facile da reperire e poco costoso? Certo che sì, si chiama alcool, si chiama droga.
Attenzione, ho usato la parola “anestesia” non a caso perchè è proprio questo il concetto che voglio esprimere: queste forme di negazione non risolvono i problemi ma li mettono a tacere per un po’, offuscando e annebbiando la nostra mente, per poi sbatterceli in faccia con ancora più prepotenza una volta metabolizzata la sostanza, una volta esaurito l’effetto.
Sono molecole che alterano la vista, il tatto, il gusto, i pensieri e ogni altra sensazione.
In pratica è come nascondere la polvere sotto il tappeto: i primi giorni non si vede e sembra tutto pulito e ordinato, ma con il passare del tempo questa si accumula e aumenta di volume finché il tappeto non riesce più a contenerla.
E in queste condizioni viene a mancare un altro punto fondamentale che caratterizza e rende preziosa la nostra vita: l’esperienza della bellezza.
La parola “Bellezza” ha un significato profondissimo.
Non è possibile darle una definizione precisa perchè di Bellezza non si può parlare,
però si può dire che è un qualcosa che colpisce, all’improvviso, di fronte alla quale rimaniamo stupiti, immobili, passivi.
Pensate solo all’incontro d’amore, alla prima volta che avete incrociato lo sguardo di Lei o Lui, alla carezza di vostra madre o a quando vi fermate a osservare un’opera d’arte che vi piace. Si capisce cosa sia il sublime, non è vero?
Sono sensazioni che non si possono spiegare mai a pieno, manca sempre una parte. Questo perché il Bello va oltre l’umano e ci fa fare quel gradino in più per essere vicini al cielo, ci innalza.
Significa, dal greco, “qualità di appagare l’animo attraverso i sensi, sensazione”, concetto del tutto contrario a quello di “anestesia” che invece ci abbassa, ci stende, ci rende aridi, insensibili.
Così facendo qual è il massimo dell’aspirazione di un ragazzo?
Forse la contemplazione della bellezza dei corpi.
Finchè questi sono giovani, forti, vellutati e ben fatti può bastare, ma cosa succede quando l’inesorabile scorrere del tempo inizia a segnarli?
La verità è che esistono altri gradi di bellezza, molto più elevati e appaganti a cui non si può arrivare se si continua ad essere anestetizzati.
Uno sguardo, un profumo, una canzone, un paesaggio, e così via…
E’ necessario abituarci alle sensazioni, saperle apprezzare e anche gestire, imparare a toccare prima con la mente, poi con i sensi e infine col corpo.
Saper distinguere quelle positive da quelle negative e da queste imparare.
Eleonora Zanoni.

Photo by Michael Cardinali
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